COMUNICATO
STAMPA
COMUNE
DI GORIZIA
ANCHE
UNA DONNA FRA I 23 SCHELETRI SOTTO LE MURA DEL
CASTELLO
Ancora
mistero sulla causa delle morti
Ziberna:"faremo
il possibile per dare loro un nome"
Inizialmente sembrava una
pallottola ma, dopo averlo ripulito, si è capito che
l'oggetto rinvenuto accanto a uno dei 23 scheletri
emersi dagli scavi del cantiere per la realizzazione
della risalita meccanica al castello era un orecchino.
Da qui la consapevolezza che c’era anche una donna fra
le persone sepolte a ridosso delle mura del castello,
forse durante la seconda guerra mondiale.
Il "forse" pare essere ancora
d'obbligo visto che, pur essendo stati rinvenuti alcuni
oggetti relativamente recenti, come un bottone a clip,
che rendono difficile la collocazione del decesso di
queste persone troppo in là nel tempo, rimangono diversi
interrogativi ancora senza risposta. A partire dal come
siano morte queste persone. È vero, infatti, che è stata
rinvenuta una pallottola di fattura tedesca, ma non in
corrispondenza di uno dei corpi bensì distante da essi e
quindi potrebbe anche non avere una relazione diretta.
Certo, fra le ipotesi c'è anche
l’eventualità che si tratti di vittime di fucilazioni,
ma vi si oppone appunto l’assenza di pallottole in
stretta connessione con gli scheletri. A confondere le
idee c'è anche il fatto che la grande maggioranza degli
scheletri fosse composta, con le braccia incrociate sul
petto o sul ventre, allontanando quindi l'ipotesi di
corpi gettati in una fossa comune.
Insomma si tratta di un enigma
ancora tutto da risolvere. "Di certo- sottolineano il
sindaco, Rodolfo Ziberna, e l'assessore ai lavori
pubblici, Arianna Bellan, cercheremo di fare tutto il
possibile per dare un nome a queste persone e capire se
ci sono ancora famigliari cui poter consegnare i resti
che, ovviamente, saranno comunque ricomposti in apposite
cassette. L'aspetto umano di questa vicenda, a qualsiasi
epoca appartengano gli scheletri, deve assolutamente
prevalere su qualsiasi altra considerazione". Intento
questo condiviso dalla Soprintendenza.
I lavori sono stati fin
dall’inizio soggetti a sorveglianza archeologica,
affidata dal Comune all’Impresa Arxe s.n.c., sotto la
direzione scientifica della Soprintendenza: pertanto
appena individuati i primi resti gli archeologi hanno
provveduto ad interrompere il lavoro delle ruspe per
procedere con le metodologie dell’indagine
stratigrafica: sono stati così riconosciuti, dopo i
primi due individui affiorati sotto la pala meccanica,
un totale – al momento – di 23 individui, consentendo di
riconoscere anche alcuni oggetti pertinenti alle salme,
che saranno oggetto di ulteriore esame. Si prevede
inoltre di coinvolgere esperti antropologi per lo studio
dei resti, utile a ricostruire le cause della morte, a
determinarne sesso, età e caratteristiche fisiche e a
restituire, forse, un’identità a queste persone
scomparse dalla memoria.
L'amministrazione comunale,
peraltro, ha già interessato due storici locali,
Pierluigi Lodi e Andrea Spanghero.
Proprio questa mattina c'è stato
un vertice in cantiere, al quale erano presenti, fra gli
altri, l'archeologa Paola Ventura per la Soprintendenza
Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia
Giulia, l'archeologa Luciana Mandruzzato per l’Impresa
Arxe (che ha già operato con grande professionalità in
Corte Sant’Ilario), oltre a un delegato della Direzione
dei Lavori e i rappresentanti della ditta che sta
eseguendo i lavori per la realizzazione del sistema di
scansori per il castello, il Consorzio Compat s.c.a. di
Roma.
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