Il 10 febbraio del 1945, all’età di 36 anni, nel campo di concentramento di Dachau morì Giovanni Palatucci, il Commissario Aggiunto di Pubblica Sicurezza, reggente della Questura di Fiume sino al 13 settembre 1944, data in cui venne arrestato dalla Gestapo.
La Questura di Gorizia ne onorerà la memoria con una cerimonia di piantumazione di un albero, il prossimo 12 febbraio; una magnolia verrà messa a dimora, grazie alla collaborazione del Comune di Gorizia, in un’aiuola del Parco della Rimembranza, poco distante dal Monumento ai Caduti della Polizia di Stato.
La cerimonia si svolgerà in forma ristretta e nel pieno rispetto delle norme emanate per il contenimento della diffusione del Covid19.
Palatucci, era uno straordinario e silenzioso eroe che nei mesi di permanenza nella Fiume italiana si prodigò per salvare la vita di un numero straordinario di persone, soprattutto di fede ebraica, altrimenti destinate ai campi di “sterminio”.
Un poliziotto, un Commissario, ma soprattutto un uomo, d’ordine e di cuore, schierato in favore dei cittadini ebrei, ma anche di tutti coloro che, in fuga da altre nazioni occupate dalle armi tedesche, transitavano per il confine istriano.
Il suo incarico di direttore dell’Ufficio Stranieri gli permise di trovare vari stratagemmi per mandare i perseguitati all'estero, verso i paesi liberi o nel campo di raccolta di Campagna (Salerno), dove era vescovo suo zio, Monsignor Giuseppe Maria Palatucci.
La sua opera di salvataggio si intensificò all'indomani dell'8 settembre 1943, quando Fiume, assieme alla Venezia Giulia ed all'intera area istriana, venne annessa al Terzo Reich mediante l’occupazione militare.
Nel febbraio del 1944 Palatucci divenne Questore reggente di Fiume e garante istituzionale dell’Italia in quella zona.
La "sua" Questura, con i suoi trecento uomini disarmati, divenne un riferimento di umanità e di salvezza per tutti i cittadini, senza distinzione alcuna, e in particolare per i perseguitati ebrei.
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