Una storia lunga cent’anni, quella dello Stadio Baiamonti attualmente, da qualche mese, dedicato alla memoria del cavalier Rosario Vizzari. Una storia che è stata ripercorsa in una mostra curata da Nereo Tavagnutti e realizzata dall’Icm, l’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, nell’ambito del progetto “Cent’anni di cultura e sport inclusivi e solidali a Gorizia”. L’esposizione è stata inaugurata in mattinata dal vicepresidente dell’Istituto, Nicolò Fornasir, assieme al segretario generale, Daniele Tibaldi, con la presenza del vicesindaco con delega allo sport, Stefano Ceretta, e dal presidente della quinta commissione regionale, Diego Bernardis. Numerose le figure presenti, tra cui Paolo Bressan, che ha diretto i lavori dell'ultimo restauro dello Stadio Vizzari di via Baiamonti, e la contessa Carolina Levetzow Lantieri.
Fornasir ha illustrato l’importanza della mostra, realizzata in collaborazione con l’Audax all’interno del bando regionale Restart FVG. È stato, invece, il presidente del Centro per la Valorizzazione e Conservazione delle Tradizioni Popolari di Borgo San Rocco, Vanni Feresin, a illustrare i momenti salienti della storia dello stadio e dell’area su cui fu edificato, per poi lasciare la parola proprio a Tavagnutti che ha raccontato l’utilizzo, non solo calcistico, del luogo.
Un campo che nasce dopo la Prima Guerra Mondiale con la distruzione delle case della piazza del borgo. Momento che permise di ampliare l’area verde coltivata e di proprietà della famiglia Lantieri e la successiva costruzione del campo. Il gelso –piantato nell’ottobre del 1893 – che si trova all’incrocio della via Lunga con via Lantieri rappresenta una piccola traccia di quell’ambiente rurale che separava il borgo dalla città. L’utilizzazione della grande area come campo sportivo ha consentito di mantenere in parte questa separazione e di evitare che le formazioni edilizie della città si saldassero con altri edifici alle case e agli isolati del borgo. Lo spazio libero del campo sportivo, soprattutto da quando è stato abbattuto il muro di recinzione che correva lungo la via Parcar e lungo il lato nord della piazza S. Rocco, ed è stato sostituito da una cancellata, consente di percepire dalla via Parcar e dalla piazza S. Rocco una suggestiva vista del Castello, del colle e del profilo degli edifici della parte più antica della città.
Vari i danni anche durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1979 l’Amministrazione comunale decise di procedere alla ristrutturazione del complesso di via Baiamonti per adattarlo alle esigenze di un impianto sportivo di quartiere. Venne predisposto da parte dell’Ufficio Tecnico comunale un progetto generale che prevedeva oltre alla ristrutturazione degli impianti esistenti (campo di calcio, corsie di atletica, ecc.), anche la realizzazione di nuove attrezzature ed impianti per tenere conto delle richieste formulate dal Consiglio di quartiere. Si trattava di un campo di pattinaggio a rotelle, di campi da tennis, pallavolo e pallacanestro e di sistemazioni a verde.
È stata una scelta oculata quella di ristrutturare gli impianti senza eliminare o alterare le strutture della tribuna coperta e del portale d’ingresso. Si tratta infatti di un’opera dotata di un indubbio valore architettonico, sia per la copertura in c.a. della tribuna formata da grandi ali a sbalzo, sia per il disegno della facciata della tribuna e degli spogliatoi, caratterizzati dalle scansioni della pilastratura, dalle decorazioni delle balaustre e, nella facciata interna, dalla conformazione del portale d’ingresso nel campo degli atleti. Come altre opere realizzate nel primo dopoguerra a Gorizia, anche questa, soprattutto nelle decorazioni arieggia all’Art Decò.
I pannelli espositivi rimarranno accessibili al pubblico, nell’atrio del municipio di Gorizia, fino a lunedì 6 giugno, mentre sabato prossimo si svolgerà nello stadio Vizzari la “Partita del secolo”, durante la quale scenderanno in campo vecchie e nuove glorie dell’Audax.
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